• 16 MAG 15

    I divertimenti a Pompei

    A Pompei si viveva bene: non mancavano certo occasioni di divertimento e di svago, a partire dagli spettacoli con i gladiatori.

    I gladiatori

    I cittadini più ricchi, alla ricerca di consenso per ottenere incarichi politici, organizzavano i ludi, cioè i giochi, che erano quelli del Circo (e cioè corse di carri come nel film Ben Hur), o a teatro, o nell’Anfiteatro, che era il luogo per gli spettacoli gladiatori, che erano quelli più amati e seguiti.

    In Campania c’erano le scuole per gladiatori più famose, come a Capua, dove iniziò la rivolta di Spartaco. A Pompei c’è uno dei più antichi Anfiteatri d’Italia, a testimoniare la ricchezza della città e il fascino di questo spettacolo per i suoi abitanti. I gladiatori erano prigionieri di guerra, o condannati, ma in qualche caso erano uomini liberi che per amore dell’avventura o per bisogno decidevano di dedicarsi a un mestiere che li poteva rendere ricchi e famosi (oltre che apprezzati dalle donne, che per i gladiatori più famosi erano disposte a fare follie).

    A Pompei si possono visitare la Caserma dei gladiatori e il quadriportico dove erano alloggiati al momento dell’eruzione. Qui è stata trovata morta una matrona (una donna di buona famiglia) ingioiellata: era venuta a salutare per l’ultima volta il suo amante guerriero?

    I giochi gladiatori erano il clou dello spettacolo dell’Anfiteatro, che prevedeva prima delle cacce ad animali feroci e altri spettacoli cruenti. I due atleti/guerrieri si sfidavano armati sempre allo stesso modo: un retiarium era armato con una rete e un tridente e sfidava l’avversario che aveva una spada, o una lancia, o due coltelli. C’erano delle specialità e degli specifici ruoli. Alla fine c’era un vincitore e uno sconfitto, che solo raramente veniva ucciso (un gladiatore costava molto al suo padrone/imprenditore) e questo solo se era stato vile nel combattimento.

    Il teatro romano

    Ma i divertimenti a Pompei non si fermavano alle cruente battaglie tra gladiatori: anche il teatro era molto amato dagli abitanti, tanto che sono due i teatri presenti in città. Uno il più piccolo era coperto ed era destinato alla musica. L’altro invece, ancora oggi usato d’estate per spettacoli dal vivo a testimoniare la continuità di vita a Pompei, era destinato alle rappresentazioni teatrali. Sicuramente si rappresentavano le antiche tragedie greche, che non erano però le più popolari. Ben più frequentate erano le commedie, in cui vari personaggi tipici – il vecchio stupido, il ghiottone, lo scaltro – si esibivano in scene comiche, spesso con battute volgari e oscene. Si tratta, in qualche modo, degli antenati delle maschere della Commedia dell’Arte, e come queste, infatti, la recitazione prevedeva delle maschere che servivano sia a identificare il personaggio, sia a amplificare la voce.

    C’era poi lo spettacolo del mimo, che era amatissimo e che dava luogo a vere e proprie star applaudite dal pubblico e di cui ancora conosciamo i nomi. E c’erano anche le donne, cosa che nel teatro classico non era prevista, visto che tutti i ruoli erano coperti da attori di sesso maschile. Queste attrici avevano pessima fama morale, e infatti spesso la loro attività mimica finiva in uno spogliarello, che tanto piaceva al pubblico ma che certo non aumentava la credibilità morale delle protagoniste.

    Gli altri divertimenti pubblici

    Anche i giochi ginnici erano molto amati dagli abitanti delle città dell’Impero, e quindi anche a Pompei troviamo palestre in cui i giovani – e le giovani – potevano allenarsi per le attività atletiche e poi esibirsi in giochi di tipo olimpico.

    La città era poi piena di taverne e osterie – i termopoli – in cui si faceva quello che si fa in tutte le taverne del mondo. A Pompei si possono vedere le taverne ancora con il banco e lo spazio in cui erano conservate le anfore con il vino e le bevande calde. Un banco molto simile a quelli dei bar di oggi è perfettamente riconoscibile, e in alcuni casi si vedono anche le insegne con il nome del tenutario. Il vino proprio in Campania trovava i suoi più pregiati prodotti, amati in tutto l’Impero. Il vino si beveva mescolato con acqua, perché era uno sciroppo che andava inevitabilmente allungato.

    E poi c’erano gli ultimi divertimenti, quelli fatti con le donne che praticavano il mestiere più antico del mondo: le prostitute, che erano di tutti i tipi, da quelle che esercitavano per strada, agli incroci (i trivi, che hanno poi dato uso al termine “triviale”) e quelle che invece lavoravano nei lupanari, i locali aperti al pubblico solo per questo scopo. Lupa in latino vuol dire appunto prostituta e gli Etruschi, che consideravano i romani rozzi e volgari, accusavano i fondatori della città, i famosi gemelli, di essere appunto figli di lupa, e non si riferivano all’animale.